Risparmio energetico

Fonte – Il Corriere Della Sera

Fotovoltaico «plug and play»: l'impianto da balcone per alimentare la casa con il Sole

Accogliere un ospite a casa, offrirgli un bicchiere di vino e dirgli: “È bello fresco, appena uscito dal frigo alimentato con l’elettricità del mio balcone”. Dopo le piante di pomodori e gli orti in città, ora sui terrazzini degli appartamenti di Milano o di Roma si produce anche energia. Basta uno spazio piccolo, in grado di ospitare un pannello che misura mediamente un metro per 1,8, e il gioco è fatto. Perché per il mini-fotovoltaico fino a 350 watt di potenza non servono autorizzazioni particolari: il pannello solare è considerato come un’antenna parabolica . A meno che non si abiti in un edificio protetto dalle belle arti o in un centro storico, è considerato un intervento in edilizia libera. «Questi impianti», spiega Lorenzo Pizzoferro, global product owner green products di Enel X, «sono definiti plug & play perché è sufficiente inserirli in una presa dedicata della casa e, a condizione che la presa sia direttamente collegata al quadro elettrico con un suo interruttore di protezione, si può subito utilizzare: l’energia prodotta viene trasferita direttamente alla rete dell’abitazione».

La nuova frontiera delle rinnovabili è il formato domestico. Per installare un pannello fotovoltaico plug and play si deve solo attaccare la spina. Funziona tutto l’anno e può coprire il 20 per cento dei consumi di una famiglia media

Generalmente, un impianto plug and play è formato da un modulo fotovoltaico (il pannello vero e proprio), un micro-inverter per convertire la corrente da continua in alternata e un telaio per fissare il pannello che si può mettere sul balcone, ma anche in giardino o appeso alle pareti esterne della casa. «Prima di installarlo», precisa Pizzoferro, «bisogna informare con una comunicazione preventiva l’amministratore di condominio e poi inviare la comunicazione unica all’azienda della rete di distribuzione di zona. Soltanto se si mettono due moduli, per collegare l’impianto bisogna chiamare un installatore professionista che invii al distributore la Comunicazione Unica per impianti di produzione di potenza inferiore a 800 watt, allegando una dichiarazione di conformità e lo schema unifilare dell’impianto».

Quanto produce

Ma quando produce? Certo, non si può pretendere di coprire tutti i consumi perché il singolo modulo non è molto potente e al massimo, con la procedura semplificata, se ne possono mettere soltanto due. Ma, se orientati opportunamente a Sud e con la giusta inclinazione di 20-30 gradi (dipende dalla latitudine a cui ci si trova), nelle ore di esposizione al sole questi pannelli da balcone possono soddisfare il venti per cento circa dell’energia consumata da una famiglia di quattro persone, che in genere ha un consumo annuale sui 2.500 chilowattora o qualcosa di più. «Il plug and play», spiega Stefano Casiraghi, esperto di energia di Altroconsumo, «copre al massimo il carico base di un appartamento, vale a dire il frigorifero, il router del wi-fi e i led che sono sempre accesi, come quello della Tv».

Si autoconsuma ma non si vende

E va precisata una cosa: non è possibile vendere l’energia elettrica prodotta in eccesso. Ecco perché è conveniente soprattutto quando la produzione coincide con il consumo. Se il frigorifero, che in genere assorbe tra 300 e 500 watt, finisce il suo ciclo termico durante le ore di luce e lo riprende quando è buio l’impianto non è sfruttato. Mentre si potrebbe programmare la lavatrice o la lavastoviglie durante le ore di pieno sole. Nel caso di sovrapproduzione l’energia non usata viene comunque immessa nella rete elettrica, ma non si riceve alcuna remunerazione. E attenzione, aggiunge Pizzoferro: «Serve avere il contatore bidirezionale (è una configurazione da remoto), altrimenti l’esiguo immesso in rete sarebbe considerato un consumo e quindi addebitato in bolletta». Contrariamente a quanto si possa pensare, la stagione di massima efficienza del fotovoltaico non è l’estate. « Il periodo di massima produzione», spiega Casiraghi, «non è luglio-agosto, ma in primavera e autunno , quando non fa un caldo eccessivo. Il modulo performa meglio a temperature più basse e produce anche in inverno, con una potenza intorno a 80 watt». Sempre che il balcone non sia esposto a Nord.

Per rientrare della spesa

Dunque, un mini-impianto di questo tipo non coprirà tutti i consumi, ma contribuirà ad abbattere la bolletta della luce a ad avere la soddisfazione di farsi la propria energia in casa, per di più pulita. I prezzi di un plug and play variano a seconda della potenza e degli eventuali accessori e si aggirano fra 500-700 euro per il pannello e l’inverter, a cui va aggiunto un altro centinaio di euro per l’eventuale installazione di un tecnico esperto. Ma il costo si dimezza grazie all’incentivo fiscale del 50 per cento della spesa (che va comunicato all’Enea), da portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi in dieci quote annuali oppure da utilizzare attraverso lo sconto in fattura (va dichiarato all’Agenzia delle Entrate). La vita media di un pannello plug and play oscilla tra i 15 e i 25 anni. Con queste premesse è possibile calcolare i tempi di rientro dall’investimento. «Con i prezzi della luce alti come i n questi mesi e in caso di massima produzione in 4 o 5 anni», dice Casiraghi, «ma se vengono meno condizioni di irradianza e se le tariffe elettriche scenderanno di molto i tempi di rientro si allungano. E se si rompe un pezzo? «Le componenti del nostro kit», spiega Pizzoferro, «sono garantite dal fornitore per almeno dieci anni».

Fonte – Il Corriere Della Sera

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